Occhio al linguaggio!

Sin da piccoli siamo influenzati dalle parole; su di noi incidono le parole che pronunciamo, quelle che ci vengono dette e quelle che vorremmo dire o sentire. Le parole, infatti, sono portatrici di significato e di energia: influiscono sulle emozioni e sugli stati d’animo. Possono ferire, innervosire, alterare oppure possono fortificare, calmare, sostenere e rassicurare chi le pronuncia e chi le ascolta e riceve.

Quello che diciamo da adulti, il modo in cui ci esprimiamo e ci rapportiamo all’altro ci caratterizza e identifica

Un adulto che sia diventato genitore è chiamato a riconoscere l’importanza delle parole e a gestirle nel modo migliore per assicurare una sana crescita ai propri figli e per garantire anche a se stesso un ambiente familiare equilibrato e felice.

Quello che facciamo ascoltare ai nostri bambini, la maniera in cui proponiamo loro di verbalizzare sentimenti ed emozioni li influenza e ne condiziona il processo di crescita e maturazione. Se si riconosce questo valore e questo potenziale alle parole si hanno più possibilità di imparare a misurare il proprio linguaggio educando i figli a fare altrettanto, tutto nel rispetto dei sentimenti propri e altrui.

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Pronunciare parole “tossiche” equivale ad avvelenare chi le riceve.

Il destinatario di frasi ed affermazioni dolorose, facilmente e per naturale reazione, adotterà un linguaggio e quindi un atteggiamento oppositivo, difensivo, rigido, provocatorio che andrà a discapito del confronto e della crescita. 

Adoperare un linguaggio positivo o “rigenerante” equivale a stimolare l’interlocutore a vantaggio di una pacifica riflessione ed intesa. I bambini hanno una naturale fiducia incondizionata nei propri genitori, sono i loro punti di riferimento, per cui prendono alla lettera ciò che essi dicono, non riuscendo a considerare che mamma e papà potrebbero aver sbagliato nel proferire parole “cattive”.

12 frasi da non dire mai a un bambino!

La regola del linguaggio vale sempre, vale tanto per i bambini quanto per gli adulti. Qui di seguito proponiamo, come spunto di riflessione, 12 frasi che un genitore non dovrebbe mai dire al proprio figlio

1) “Se fai così, non ti voglio più bene”

È una frase che ha un impatto devastante sul bambino, anche se l’adulto in realtà non lo pensa davvero. È un’espressione assolutamente da evitare: si tratta di un ricatto emotivo, in cui il bambino diventa insicuro dell’affetto che mamma e papà provano per lui, sottoponendolo allo stress di poter perdere l’amore dei suoi genitori, pensando che sia per colpa sua e del suo comportamento.

Il bambino che si sente dire: “Non ti voglio più bene” percepisce un’interruzione affettiva violenta che lo priva del suo più saldo punto di riferimento. Queste poche parole di rabbia, possono ingenerare nel figlio un profondo senso di vuoto. Per di più rappresentano un esempio sbagliato: il bambino deve avvertire il bene, l’amore familiare e l’affetto come qualche cosa di radicato e stabile che non si deve spezzare con facilità né mai si deve rompere in modo definitivo o radicale. I bimbi hanno sempre un incessante bisogno di continuità affettiva.

2) “Faccio io, tu non sei capace”

Non bisognerebbe mai, in nessun modo, inibire un bambino che sta cercando di “fare”. Dire a un bambino che non è capace di fare qualcosa è un modo errato di apostrofarlo come inetto. E’ educativo invece lasciarlo fare, con un occhio di attenzione partecipe, intervenendo solo qualora sia il bambino stesso a chiedere il nostro aiuto o quando notiamo che il bimbo si sta innervosendo.

3) “Sei cattivo, gli altri bimbi sono più buoni di te”

Dire a tuo figlio “sei cattivo” non rende orgogliosi come genitore e non mette il bambino in buona luce. E’ sempre preferibile spiegare al piccolo che un determinato comportamento non è corretto, non è educato, e il perché di tale idea. Inoltre, un bimbo che per tutta la sua vita viene definito ‘cattivo’ finirà per crederci, assecondando l’idea che gli altri gli hanno imposto di lui.

Piuttosto, di fronte a un bambino che fa i capricci, è il caso di fermarsi e non appena si calma, guardandolo negli occhi e con aria calma, chiedergli le ragioni del suo comportamento e spiegare il perché dei vostri no o della vostra rabbia.

4) “Tuo fratello (tua sorella) si comporta bene, perché tu no?”

Ogni bambino ha una sua personalità, un suo percorso, una sua storia. A nessuno piace essere paragonato ad altri, soprattutto quando il paragone implica una critica. Mai, quindi, cedere a questo istinto. Il bambino va valutato nella sua singolarità, come essere autonomo e distinto.

Ciascun bimbo cresce e matura con un proprio ritmo ed un proprio temperamento. Paragonarlo a qualcun altro gli lascia intendere che lo vorreste diverso. E, in ogni caso, il paragone non serve a fargli modificare il proprio comportamento. Fargli pressione su qualcosa che ancora non è pronto a fare (o che non gli piace fare) può solo confonderlo e renderlo insicuro. Come conseguenza, proverà probabilmente risentimento nei vostri confronti e sarà deciso più che mai a non fare quello che voi desiderate cosi tanto che faccia. E’ il suo modo di protestare.

Al contrario, incoraggiate le sue piccole vittorie, i suoi progressi: “Wow, hai fatto i compiti da solo!” oppure “grazie per avermi avvisata per tempo che dovevi fare la pipì”, servirà a rinforzare i suoi comportamenti corretti e lo motiverà a fare sempre meglio.

5) “ Lo faccio io, tu non sai farlo”

Con una frase del genere generiamo nei bambini la perdita di iniziativa. Si sentiranno incapaci e goffi, e non avranno più fiducia nelle loro azioni e nel futuro.

Proprio per evitare di innescare meccanismi del genere, lasciate che i bambini facciano, anche se non faranno come voi. Non importa se sbaglieranno, ci vuole del tempo per imparare. L’importante è invogliare la loro iniziativa e la loro autostima.

6) “Vai via!”

Inutile nasconderlo: essere e fare i genitori è uno dei mestieri più complessi al mondo! Puo’quindi capitare di desiderare ardentemente una pausa e lo stress e la pressione quotidiana ci spingono talvolta ad allontanare i nostri bambini per poter terminare la cena, o per stendere il bucato, per leggere un libro… o semplicemente perché siamo stanchi e vorremmo tanto rilassarci per qualche minuto sul divano.

Il problema è che se diciamo troppo spesso ai nostri figli frasi come “vai via” o “ora ho da fare”, loro si convinceranno che non vale la pena parlare con noi, proprio perché li allontaniamo sempre, mostrandogli che non abbiamo tempo per loro. Se si instaura questo circolo vizioso da piccoli, quasi sicuramente faranno fatica ad aprirsi con noi una volta cresciuti.

Una buona regola per noi genitori sarebbe quella di abituare sin dall’infanzia i nostri bimbi al fatto che mamma e papà hanno il diritto di ritagliarsi una pausa per se stessi, ogni tanto. L’importanza di cio’ va comunicata ai nostri bambini, in modo che venga percepita come un bisogno naturale nonché necessario per il benessere nostro e di tutta la famiglia.

7)” Piangi per niente!”

Non bisogna mai sminuire o ridicolizzare i dispiaceri dei bambini, anche se possono sembrare di poco conto, o assimilabili ai capricci. Con un’affermazione del genere non si sentiranno compresi. La cosa migliore è chiedere loro il motivo del loro comportamento, e consolarli in modo adeguato.

8) “Non ci riuscirai mai!”

Il bambino può non saper fare qualcosa, è naturale! L’adulto ha il compito di indirizzare il bambino affinché riesca nei suoi obiettivi. Nel caso in cui non ci riesca, allora si cerca una via alternativa oppure semplicemente si cambia la cosa da fare! E’ bene non fare pesare al bambino la sconfitta, che, l’adulto sa, essere momentanea e non della vita!

9) “Sei grasso/a!”

Il bambino ha una fisicità non definita ed in via di crescita, teniamolo presente! Criticare l’aspetto fisico di un bambino non fa altro che abbassare la sua autostima, innescare modalità di relazione bambino – cibo non naturali e sane, che potrebbero tramutarsi in problematiche inerenti alla sfera della condotta alimentare in adolescenza. Piuttosto, se verificate criticità, chiedete un parere al vostro pediatra.

10) “Sei come tuo padre/madre”

Questa frase, con tutte le possibili varianti, non necessariamente aiuta il bambino; paragonarlo ad un modello negativo non lo porta sulla giusta strada. Il risultato è che il bambino si spaventerà vedendo come potrebbe diventare e cercherà di rimuovere i sentimenti che sono dietro a un comportamento , mettendoli a tacere. Inoltre i bambini hanno bisogno di amare i genitori e di non vederli sminuiti. Insinuargli dei dubbi, significherebbe svalutare il bambino stesso, che per natura vorrebbe assomigliare a mamma e papà.

11) “Non ne posso più di te”

Frutto spesso dell’esasperazione, questa frase “Non ne posso più di te”, che potrebbe essere paragonata anche a “Mi hai stufato” o “Lasciami in pace”, non andrebbe mai detta i figli. Non andrebbe mai detta perché, nonostante la reale stanchezza e la mancanza di energie, un genitore è e rimane sempre una figura di riferimento fondamentale per i bambini. Con queste parole si rischia di mortificare il bambino, che non ne capisce circostanze, attenuanti e veri significati. Si rischia di instillare in lui una sorta di senso di colpa e di insicurezza. Allora piuttosto meglio una comunicazione diretta al bambini della propria situazione:”amore, mamma oggi ha lavorato tutto il giorno ed è molto stanca…accoccolati qui sul divano, ci riposiamo insieme”.

12)” Non ho tempo, lasciami stare”

Se si ha bisogno di tempo per sé, meglio organizzarsi e ritagliarsi uno spazio piuttosto che ripetere in continuazione questa frase: dà al figlio la percezione di essere respinto e che il genitore non ha mai tempo per lui. Sarebbe preferibile preparare eventualmente il bambino in anticipo sul fatto che il genitore avrà un impegno ma che poi passerà del tempo con lui, dando indicazioni precise sul “quando”.

Queste sono affermazioni da non “puntare” mai contro un bambino, sono pistole che mirano al cuore e possono ingenerare nei piccoli sconforto, rabbia e frustrazione.

Nessun bambino dovrebbe mai sentirsi rifiutato

Il bambino che si sente rifiutato, allontanato e che avverte una negazione dell’affetto sarà facilmente un bimbo spaventato, insicuro e timoroso.

Tuo figlio, per crescere sereno deve avere stima di sé e se tu gli dimostri che Lui è un Essere unico, speciale e insostituibile lo sproni a migliorare e a crescere sulla strada degli ideali più saldi e puri. 

Chiara Tettamanti

Autore dell'articolo: Amministratore