Una passeggiata fantasy

Un giorno la sorella del Dragocorno, Tosca e la maga Ludovica decisero di partire per un viaggio verso nuovi orizzonti. Presero le loro due fenici di ghiaccio e incominciarono a volare.

A metà viaggio arrivarono in una palude incantata dove c’erano animali fantastici e personaggi irreali. Le due ragazze, curiose ed emozionate, scesero dalle fenici e si avventurarono nella palude.

All’improvviso si aprì un immenso sentiero con ai lati piccoli stagni in cui c’erano dei draghi molto strani: il Dragofafa, il Dragoconifarfa e il più bello di tutti, il Dragocorno.

Il Dragofafa era l’unione tra un drago e una giraffa infatti aveva il collo molto lungo e sputava erba velenosa, la sua pelle era marroncino-giallina come quella delle giraffe.

Il Dragoconifarfa era l’incrocio tra un drago, un coniglio e una farfalla: aveva zampe molto corte e robuste per saltare inoltre orecchie enormi e lunghe e, al posto di semplici ali, quelle di una magnifica farfalla di color grigio sfumato d’azzurro. Il colore del mantello si avvicinava molto ad un azzurro grigiastro. Gli occhi erano di un blu intenso che ricordavano l’oceano.

Il Dragocorno, invece, era l’incrocio di un drago ed un unicorno; il suo corpo era metà bianco e verde sfumato, aveva un carattere molto affettuoso ed era l’unico drago che si facesse accarezzare ed cavalcare.

Proseguendo, le due ragazze scorsero una presenza che si muoveva tra i rami degli alberi; sempre più incuriosite si avvicinarono e riconobbero una fata.

Le si avvicinarono e la fata si presentò: «Mi chiamo Malibu».

Ludovica, impressionata, esclamò: «Wow come quella del libro che sto leggendo!».

Era molto bella, aveva gli occhi verdi pieni di speranza, i capelli ricci e castani con una coroncina di pepite di ghiaccio, il suo vestito era impreziosito da pizzo bianco e indossava scarpette con il tacco di soffice neve; dietro le spalle spuntavano ali giganti di un azzurro brillante trasparente come il ghiaccio.

Fu allora chele ragazze videro una porta con un cartello che indicava: “Fabbrica di unicorni”; incuriosite le due si precipitarono dentro e scoprirono che era una fata magica e buona poiché fabbricava unicorni. Ce ne erano di tutti i colori possibili ed immaginabili.

Quando il sole comincio a calare, le due avventuriere furono costrette a tornare da dove erano venute.

[Tosca Morlotti e Ludovica Di Turi, disegni di Federica Rossi IID]

Autore dell'articolo: Secondaria